Averann

A cavallo tra sogni e magia...

Nome:
Località: Fano, PU, Italy

Faccio click su strane cose, che registrano strane immagini.

sabato, maggio 27, 2006

Almeridian

Strano, oggi l'aguzzino sta tardando.
Di solito è puntualissimo, non vede l'ora di iniziare a lavorare. Prende molto sul serio il suo mestiere, e dalla sua espressione traspare una certa soddisfazione nell'effettuare ogni singolo gesto richiesto, quasi una sorta di celebrazione di un rituale.
Avverto dei rumori in lontananza, Djazel è già sveglio.
-Hai sentito anche tu?- Gli chiedo.
-Si, ormai è almeno mezz'ora che avverto questi rumori, ogni tanto. Sta sicuramente succedendo qualcosa di sopra!-

Si stava succedendo qualcosa, me lo sentivo dentro. Qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe cambiato tutto di lì a poco.
Era una battaglia, ormai i rumori si facevano sempre più vicini, si distinguevano nitidamente il suono dell'acciaio che squarciava le armature e le esplosioni simili a fulmini che colpiscono il terreno.
-Forse quel bastardo ha avuto la lezione che merita!- Dissi ad alta voce.
Djazel capì subito a chi mi riferivo, e rise di gusto.

Qualche minuto dopo sentimmo delle voci poco distanti dalla porta:
-Deve essere qui dentro! Forza Almeridian!-
Almeridian... quel nome non mi era nuovo... mi sembrò che il tempo si fermasse, in un attimo affiorarono tanti ricordi nella mia mente.
Quel nome apparteneva ad un ex generale delle Armate Celesti, un Planetar, un guerriero nobile, un prode araldo dei cieli. Egli si era ritirato a vita privata, e aveva dimesso il suo battaglione dopo che questo fu decimato dalle schiere dei diavoli in una epica battaglia nella Gehenna.
Rinunciò ai suoi gradi e al suo ruolo di comandante, per intraprendere una crociata personale contro il maligno.
Almeridian non era un fine stratega, ma era un appassionato combattente. I suoi modi ricordavano quelli dei barbari del Primo Materiale, la sua furia indomita non lasciava scampo al nemico, e chiunque combattesse al suo fianco era affascianto dalla sua figura e dal suo ardore.

Dopo un paio di colpi violenti, la porta cadde, e dentro la cella entrò una luce celestiale, quasi accecante. All'interno di essa, un angelo dalla pelle color smeraldo, con delle ali piumate candide come la neve, e che imbracciava una spada troppo grossa per essere usata da qualsiasi uomo, ma che lui riusciva a manovrare alla perfezione, con precisione millimetrica.
L'aura di bontà che lo circondava, strideva con la malvagità che permeava ogni centimetro della terra che calpestavo. Si rivolse a me: -Shariell, è tempo di andare.- Non disse altro, e con un colpo deciso della sua spada spezzò le catene che mi tenevano prigioniero. Quelle catene erano intrise di potere maligno, su di essere erano incise parole scritte nella lingua oscura dei demoni, e pesavano su di me come il piede di un gigante su di una formica indifesa.
Non appena Almeridian le spezzò, sentii la mia forza fluire di nuovo dentro di me, era come se mi fossi riposato per interi mesi.

Fuori dalla porta intanto, si sentivano le formule recitata da un incantatore, e i rombi tonanti degli incantesimi che si scagliavano sulle guardie nemiche, che urlavano di dolore.
Almeridian fece già per andare alla porta, tirandomi per un braccio, ma lo fermai: -Aspetta amico mio, non posso ancora andarmene di qui!-
Almeridian restò abbastanza sorpreso nell'udirmi proferire quelle parole, poi seguendo il mio sguardo, vide che mi riferivo a Djazel, il mio compagno di cella.
-Libera anche lui! Non è ciò che sembra.-
Almeridian obbedì, seppur dimostrando non poche riserve. Dopotutto quello che stava liberando era un rakshasa, uno degli esseri più empi del creato, la cui malvagità era superata solo da quella dei principi dei demoni.
Forse però anche Almeridian sentì che l'animo di quel rakshasa era mutato. Aveva rinnegato le sue origini e lo stile di vita dei suoi pari, e non meritava di marcire in queste segrete alla mercèe dei signori abissali.
Non appena Djazel fu libero, mi gettai su di un mucchio di pietre, per cercare quella roccia nera misteriosa. -Un'ultima cosa, devo assolutamente trovare quella pietra- Almeridian, visibilmente spazientito, non capì, ma non poteva fare altro che aspettarmi.
Raccolsi la pietra, ma mi resi conto che non avevo dove metterla.
Mi concentrai, immaginai un vestito regale, di quelli che indossavo alla Corte delle Stelle, un vestito di seta pregiata, che accarezzasse la mia pelle, con degli stivali di pelle comodissimi, che non mi facessero sentire le rocce aguzze che in questi anni avevano devastato i miei piedi.
Fu un lampo, non appena immaginai me stesso avvolto in quei vestiti lussuosi, essi apparvero su di me. Era una sensazione fantastica. I miei poteri erano tornati, la maledizione di quelle catene era finalmente stata spezzata.
Misi la pietra in tasca, e vestii di tutto punto anche il mio compagno Djazel.
Almeridian sorrise, credo che fosse contento di vedere che i miei poteri erano tornati, e non sarei stato un peso morto. Di lì a poco infatti sarebbero arrivate non solo le guardie delle segrete, ma anche Gallaron e il suo seguito di guardie personali.
-Presto, prendi questa- Si rivolse a me Almeridian, porgendomi una scimitarra.
-Vedo che ti ricordi quale tipo di arma prediligo usare- Dissi io prendendo la scimitarra in mano e cominciando a giocherellarci un pò per capire di che fattura fosse.
-La tua fama ti precede Shariell- Disse sorridendo Almeridian. Ma non potei fare a meno di pensare che fosse una risposta di cortesia, e dentro di sè pensasse che più che famoso, io fossi famigerato. Tuttavia apprezzai la cortesia che mi usò non facendomi pesare il mio passato in quelle parole.
Ricambiai il suo sorriso, e con fare scherzoso gli dissi: -Si, il tipo d'arma è giusto, hai buona memoria... ma ti sei scordato un piccolo particolare...- E mentre lo dicevo, mi concentrai di nuovo per un istante, e dalla mia mano scaturì un vortice di scintille argentate che ruotava attorno ad una luce abbagliante, uno spettacolo pirotecnico di luci e nebbie, che culminò nella creazione di una sagoma di luce dalla forma di scimitarra, che emanava luce propria e fluiva continuamente come un vento di tempesta che trascinava con se le scintille argentate.
Almeridian guardò la mia arma con fare compiaciuto e disse -Se è efficace quanto bella, farai bene ad usarla subito, Vhaster là fuori non potrà tenere testa da solo a tutto l'esercito ancora a lungo-