Averann

A cavallo tra sogni e magia...

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Località: Fano, PU, Italy

Faccio click su strane cose, che registrano strane immagini.

lunedì, maggio 22, 2006

Compagni di cella

Un clack metallico rimbomba dentro di me, il rumore non è forte, ma ormai suona come un allarme. Riconosco quel modo di girare le chiavi, quel modo strafottente di aprire le porte, è Gallaron, il carnefice di Pandemonio, il demone che sembra aver votato la sua vita al dolore. Al dolore altrui ovviamente.

Non posso fare a meno di svegliarmi, un brivido corre già lungo la mia schiena. Di solito Gallaron non si sporca le mani con me, in tutti questi anni non l'ho visto che un paio di volte, per mia fortuna. Oggi è qui però, e ad ogni passo che fa sento che la mia ora potrebbe essere giunta.
Devo calmarmi... devo essere freddo... infondo, se mi ucciderà, avrò ottenuto il mio scopo. Non ho nulla da temere.
Ma Gallaron non mi ucciderà... ci gode troppo ad infliggere dolore, e sa fin troppo bene che la morte è una liberazione. In tanti, troppi, hanno invocato la morte e la sua pietà, ma Gallaron sa come tenere in vita un prigioniero, e non perde mai occasione per dimostrare la sua perizia nella tortura.

Apro gli occhi, lo guardo, cerco i suoi occhi in segno di sfida, la sua mole si para dinnanzi a me in tutta la sua oscena maestà, la sua enorme pancia sudata è ancora sporca del sangue di chissà quale vittima, le sue minuscole ali rattrappite si agitano tradendo la sua eccitazione per quello che sta per fare, e dalla sua bocca suina scaturiscono versi simili a flatulenze.
E' davvero una creatura orribile, il suo aspetto rispecchia perfettamente il suo animo.
Gallaron mi getta un'occhiata sprezzante, e credo che accenni un sorriso, anche se la sua dentatura ritorta non mi permette di capire se davvero sia un sorriso o sia soltanto una smorfia.
Poco importa. Tra qualche istante, sapere se Gallaron è divertito sarà l'ultimo dei miei problemi.

Ma... che succede? I suoi passi non vengono nella mia direzione.
Ero talmente spaventato e convinto di essere io la sua vittima, che non badai nemmeno per un istante al nuovo compagno di cella che avevo poco distante a me.
Anche lui era incatenato al muro, e portava sul suo corpo i segni di una recente tortura.
Era da lui che proveniva quell'odore intenso di zolfo che avevo avvertito distintamente poco prima.
Quella puzza infernale tradiva il suo retaggio immondo. Come mai era qui dunque? Era forse un traditore? Sarebbe stato punito per cosa poi? Di solito i demoni risolvono le loro questioni con una antica e semplicissima regola: chi non muore, ha ragione.
Eppure era stato incarcerato, e Gallaron in persone era venuto a "fargli visita".
Capii che doveva trattarsi di qualcuno di importante.

Effettivamente il suo aspetto era alquanto singolare, riuscivo a distinguere le sue forme a malapena, il suo volto mi sembrava quello di una tigre con due piccole corna, ma dietro la schiena aveva un paio di grosse ali membranose. Non riuscivo a capire se fosse nudo come me o se indossasse qualcosa, era come se avesse una foschia nera che lo avvolgeva, ma non potei fare a meno di notare le sue mani in catene... i palmi di quelle mani erano rovesciati, come quelli delle mani dei malefici signori occulti dell'oriente.