Averann

A cavallo tra sogni e magia...

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Località: Fano, PU, Italy

Faccio click su strane cose, che registrano strane immagini.

sabato, maggio 27, 2006

Un vero amico

Passarono i mesi, e poi gli anni, tra torture e pensieri.
Io e Djazel ci eravamo conosciuti meglio, ora conoscevo gran parte della sua storia, le sue battaglie combattute in Acheronte, il nobile lignaggio della sua famiglia tra i malvagi rakshasa, e soprattutto il motivo per cui aveva quell'aspetto:
egli era stato utilizzato dai Tanar'ri come cavia per un esperimento, o meglio, una serie di esperimenti, di negromanzia e trasmutazione.
In nome e per conto di chi fossero stati portati avanti quegli esperimenti non era noto nemmeno al mio compagno di cella, ma sapeva che in qualche modo, Orcus era coinvolto:
la sua profonda esperienza nella necromanzia era servita ad instillare in lui il germe del vampirismo, senza tuttavia fare di lui un vero e proprio non morto.
A volte quando ascoltavo i racconti di Djazel, rabbrividivo al pensiero di ciò che potesse avere in serbo Orcus tra le sue schiere di demoni e non morti, se questo suo esperimento avesse avuto in questi anni una continuazione.
Tuttavia, riflettendo, mi dissi che era probabile che Djazel potesse essere l'unico esemplare riuscito di quel laboratorio demoniaco, e questo poteva plausibilmente essere il motivo per cui veniva tenuto ancora in vita, nonostante si fosse ribellato alle schiere di demoni che speravano di annoverarlo tra loro nelle prime linee della Guerra Sanguinosa.

Mi chiedevo anche come mai sarebbe stato Djazel se lo avessi conosciuto fuori da qui.
Per nostra natura saremmo stati certamente nemici, eppure questa situazione paradossale ci aveva uniti. Sentivo che dentro di lui il male andava scemando, e giorno dopo giorno si stava avvicinando ad una neutralità interiore che gli consentiva di comprendere un pò meglio i miei pensieri.
Per tutto il tempo che passammo insieme, io evitai sempre di parlare della storia del mio nome e della mia caduta dalle grazie dei cieli, ma parlavo invece con gioia del posto da cui venivo, Arborea, delle feste che vi si tenevano, delle personalità che vi si incontravano, della musica che si poteva udire ovunque, e descrivevo queste cose con una tale ricchezza di dettagli, che Djazel mi assicurava, sorridendo compiaciuto, che riusciva quasi a vederla come se fosse stato lì.

Lentamente, Djazel stava acquistando fede in un nuovo sistema di vita, quello predicato dagli elfi planari di Arborea, di cui ero ero un antico campione. Non so quando decise che questo stile di vita fosse adatto a lui, nè il perchè. A dire il vero non so nemmeno se questo interessamento fosse dovuto ad un reale convincimento, o alla voglia di assecondarmi ed immergersi per qualche istanti nei miei racconti, come se volesse evadere per qualche minuto da quella cella buia e stantia, impregnata dell'odore del nostro sangue raffermo.

Mi disse un giorno, che se gli Dei di Arborea ci avessero fatti uscire di lì, gli sarebbe piaciuto venire con me nella mia casa, e cercare un posto in cui rifarsi una vita in quel paradiso selvaggio di foreste, feste, passioni e magia.